venerdì 19 aprile 2024

pc 19 aprile - attacco di Israele all'Iran - mentre prepara il massacro genocida dei palestinesi a Rafah appoggiato dall'imperialismo USA/NATO - Italia compreso

noi siamo dalla parte dell'IRAN, noi siamo dalla parte dei ribelli Houthi, noi siamo dalla parte della resistenza palestinese e delle masse arabe/ contro imperialismo, sionismo e regimi ad essi asserviti

la guerra imperialista si può fermare solo se avanza la guerra popolare!

proletari comunisti/PCm Italia


Israele ha lanciato un attacco contro l'Iran: impianti nucleari al sicuro. Colpita una base militare a Isfahan. Usa: “Avvertiti ma non coinvolti nell'operazione” 

 

  a Controinformazione rossoperaia del 16/04


Fa rabbia ogni volta assistere allo stesso scenario da parte dei governi e della stampa dei padroni.

Esso è simile a quello cui abbiamo già assistito in occasione dell'azione della resistenza palestinese del 7 ottobre - ricordiamo che sono 6 le organizzazioni della resistenza palestinese, rappresentanti la quasi totalità delle masse sia della Striscia di Gaza sia della Cisgiordania, oltre che dei milioni di palestinesi profughi in tutti i paesi arabi e in tanti altri paesi del mondo - l'azione del 7 ottobre è stata una reazione a 75 anni di occupazione e in particolare ai piani dello Stato di Israele di occupazione, di massacri nei confronti del popolo palestinese.

Quando c’è stata l’azione della Resistenza palestinese tutti hanno ragionato come se le cose fossero cominciate quel giorno, e tutti i 75 anni di infame occupazione della Palestina sono stati cancellati, insieme ai crimini commessi fino al 7 ottobre dallo Stato sionista di tipo nazista di Israele dalla sua data di nascita fino a settembre, attraverso i diversi governi di cui quest'ultimo è il peggiore perché contiene al suo interno criminali politici, razzisti, sionisti, peggiori degli stessi nazisti.

Dal 7 ottobre "tutto comincia", si condanna l'azione di Hamas, si sostiene il diritto di Israele a difendersi, e Israele “si difende” distruggendo la Striscia di Gaza, ammazzando circa 34.000 palestinesi di cui una parte, più della metà, è fatta di donne e bambini, distruggendo case, ospedali, cancellando tutto ciò che normalmente viene considerato da non toccare in termini di diritti umani, di crimini di guerra, di convenzioni.

Da allora la stampa borghese, i padroni, i governi di questo paese e tutti coloro che si mangiano tutto attraverso la televisione e i giornali come utili idioti, come popolo belante, si sono rifiutati di guardare la realtà di una lotta tra popoli oppressi e l'imperialismo e il suo sistema e si sono schierati dalla parte di Israele e i governi imperialisti lo armano sempre di più e gli permettono di fare ciò che gli pare.

Lo stesso scenario si assiste ora a fronte dall'azione militare della Repubblica islamica dell'Iran. Come se tutto fosse cominciato l'altro giorno con lo sciame di droni mandato dall'Iran sullo stato d'Israele. E

pc 19 aprile - l’appello lanciato dagli studenti in sciopero della famealla sapienza di Roma dopo le cariche poliziesche

 

pieno appoggio alla lotta .. ma non  sappiamo spiegare perchè c'è qualcosa che non ci convince in questo appello..

Appello a democratici, pacifisti e società civile a sostenere le richieste di studenti e accademici nelle università per fermare il genocidio in Palestina.

Siamo studenti e studentesse dell’Università La Sapienza di Roma, abbiamo deciso di intraprendere uno sciopero della fame dalla mattina di mercoledi 17 aprile, incatenati sotto al rettorato del nostro ateneo.

Ci rivolgiamo a tutti coloro le cui coscienze sono scosse dalle terribili immagini del genocidio in corso a Gaza, dalla preoccupante condizione in cui versano tutti i territori palestinesi sotto attacco continuo, e dalla possibilità sempre più reale di una escalation generalizzata della guerra in Medio oriente e non solo.

Siamo arrivati alla scelta di questa forma di protesta non violenta, dopo mesi di una mobilitazione eterogenea e diffusa che ha visto in diversi settori della società una presa di posizione netta contro le guerre, per un cessate il fuoco, per fermare l’escalation in corso che rischia di trascinare il mondo in una terza guerra mondiale a pezzi.

A tutto questo però è corrisposto soltanto un preoccupante avvitamento antidemocratico che nei casi più estremi si è tradotto anche in manganelli e violenza repressiva su studenti e studentesse, tanti gli ultimi eventi noti.

È poi proprio nell’università, da tempo fulcro della coscienza critica, che una convergenza di professori, ricercatori, studenti e studiosi di ogni genere, ha messo all’ordine del giorno la necessità di mettere fine alle collaborazioni di ricerca e didattiche che legano la formazione all’industria della guerra e ad Israele, e in alcuni atenei come quelli di Torino, Pisa, Bari, Napoli e Milano questa battaglia ha conquistato alcune importanti vittorie.

Oggi tuttavia, guardandoci attorno, non riusciamo a vedere altro che l’urgenza di fare di più e fare meglio: siamo in sciopero della fame perché il nostro Paese non è ancora disposto ad adoperarsi per costruire le condizioni per la pace, ma non c’è più tempo di aspettare.

 


pc 19 aprile - Promemoria per il convegno di taranto oggi e per noi stessi..

 

E’ già stato detto “basta morti sul lavoro?”, oppure “non è possibile andare a lavorare senza la certezza di tornare a casa?”, oppure “non si può morire di lavoro?”. Certo che è stato detto. Milioni di volte. E chissà quante volte ancora saremo costretti a dirlo. E mentre lo diciamo, gli operai continuano a morire sul lavoro.
E' già stato detto “basta morti sul lavoro?”, oppure “non è possibile andare a lavorare senza la certezza di tornare a casa?”, oppure “non si può morire di lavoro?”. Certo che è stato detto. Milioni di volte. E chissà quante volte ancora saremo costretti a dirlo. E mentre lo diciamo, gli operai continuano a morire sul lavoro.

E’ già stato detto “basta morti sul lavoro?”, oppure “non è possibile andare a lavorare senza la certezza di tornare a casa?”, oppure “non si può morire di lavoro?”. Certo che è stato detto. Milioni di volte. E chissà quante volte ancora saremo costretti a dirlo. E mentre lo diciamo, gli operai continuano a morire sul lavoro.
Dinanzi a una morte sul lavoro, o, nel caso di specie, a una strage di operai, il rituale è sempre lo stesso: i sindacati proclamano una, due o massimo quattro ore di sciopero e promettono battaglia senza esclusione di colpi, il politico locale di turno dice “basta morti sul lavoro”, la procura apre “un fascicolo di inchiesta” che rimarrà aperto per anni a fare la muffa, poi tempo due giorni e la notizia scompare. E a piangere i morti rimangono i parenti, i familiari, i colleghi e gli amici degli operai morti ammazzati.
Anche le parole di circostanza sono sempre le stesse. Le dichiarazioni di “quelli che dichiarano” sembrano realizzate con il sistema del copia e incolla. E’ sufficiente prendere il comunicato di qualche giorno prima, cambiare la data, cambiare il nome e cognome dell’operaio morto e inviarlo all’Ansa come nuovo. Manco fosse un’automobile prodotta sulla catena di montaggio: cambi il numero di matricola, ma le automobili sono tutte uguali, identiche e … funzionanti: una sorta di catena di montaggio dei comunicati di circostanza sulle morti sul lavoro.
Poi, alla fine della fiera, i fatti restano immutati, ovvero gli operai continuano a schiattare e i padroni continuano ad abbuffarsi la panza di profitti. In fondo, fintanto che le ragioni del profitto e le esigenze dell’impresa saranno ritenute superiori a quelle della vita di un operaio, si continuerà a considerare le morti sul lavoro come effetti collaterali dell’economia. Anzi, come inevitabili eventi della catena di produzione.
Hai voglia a scrivere “basta morti sul lavoro”! La verità? La verità è che ci abbiamo fatto il callo, siamo abituati al quotidiano bollettino di guerra dei morti sul lavoro, ci siamo assuefatti anche noi alla quotidianità di questa guerra dichiarata contro gli operai. Ecco, fanno scalpore le tragedie con cinque, sei e sette operai morti, ma la quotidianità, quella dei quattro morti sul lavoro al giorno, è diventata “normale”.
Anche oggi sabato 13 aprile moriranno quattro operai sul lavoro e anche oggi i riti di biasimo, condanna o mera commiserazione cristiana si alterneranno ai post sul risultato della partita di pallone, al divorzio di Fedez e Ferragni o alla polemica sul nuovo outfit di Santanchè, in uno straordinario tritacarne di input e informazioni dove una strage operaia non merita alcun approfondimento giornalistico.
Anche oggi sabato 13 aprile, dinanzi alla morte di altri quattro operai, assisteremo alle finte diatribe tra finta sinistra e vera destra che fingeranno di rimpallarsi le responsabilità, solo per dare un senso alla loro iniziativa politica, anch’essa copia e incolla, ormai senza senso.
E anche oggi nessun padrone sarà condannato per omicidio sul lavoro, perchè la magistratura borghese è totalmente asservita alle cosiddette ragioni di Stato, dove le stesse ragioni coincidono con quelle dell’impresa e del profitto.
Alla fine nessun dirigente d’impresa della strage dovuta all’esplosione della centrale idroelettrica del lago di Suviana, sull’Appennino bolognese, dove hanno perso la vita sette operai, pagherà per le responsabilità penali delle morti sul lavoro. Così come nessun dirigente della Tyssen Krupp ha pagato per la strage di lavoratori del 2005 avvenuta a Torino, anche lì con sette morti ammazzati, nonostante le indagini giudiziarie abbiano accertato la responsabilità del datore di lavoro che non ha provveduto alla verifica periodica degli estintori, risultati scarichi. Così come nessun padrone è attualmente in carcere per omicidio sul lavoro, nonostante i numeri siano esorbitanti.
Certo, il carcere per il padrone che omette le misure di sicurezza sul lavoro non restituirà la vita degli operai, ma prevedere il carcere per il reato di omicidio sul lavoro serve da deterrente per “invogliare” i padroni a rispettare le leggi. Del resto, perchè il padrone dovrebbe rispettare le leggi sulla sicurezza, quando queste non prevedono alcune sanzioni penali? Perchè rispettare le leggi, quando le sanzioni amministrative sono inferiori ai costi della sicurezza?
Le morti sul lavoro si combattono esclusivamente sovvertendo il sistema, perchè i ritmi, i carichi di lavoro, lo sfruttamento spinto e i risparmi delle spese per la sicurezza sul lavoro attengono proprio alle ragioni del capitalismo e sono insite nella logica del profitto. E il sistema potranno sovvertirlo solo coloro che ne sono vittime, non altri. Noi operai, non altri. Tutto il resto è finta indignazione della politica, dei sindacati confederali e delle istituzioni, che più degli altri sono i diretti responsabili di questa quotidiana mattanza.

Dinanzi ai sette operai morti ammazzati tre giorni fa avremmo dovuto scioperare per almeno un mese, bloccare l’Italia, riempire le piazze, occupare le fabbriche ed espropriare le imprese. E invece, ancora una volta, siamo qui a scrivere che dobbiamo scioperare almeno per un mese, bloccare l’Italia, riempire le piazze, occupare le fabbriche ed espropriare le imprese. In un continuo rimando che sembra non finire mai.

Delio Fantasia, operaio Stellantis Cassino in attesa di reintegro

da operaicontro

pc 19 aprile - Molinari.. un uomo di m... da sempre sui libri paga della CIA.. oltre che lautamente stipendiato dai suoi padroni editoriali e naturalmente dall'industria bellica

 Cacciarlo da Repubblica e dall'ordine dei giornalisti saremme il minimo

Repubblica, nuova grana per Molinari: rivolta della redazione per la sua diretta pro-armi, che viene poi rimossa dal sito
Repubblica, nuova grana per Molinari: rivolta della redazione per la sua diretta pro-armi, che viene poi rimossa dal sito

giovedì 18 aprile 2024

pc 18 aprile - Formazione operaia - "La morale è semplice..." - Lenin dal "Che fare?"

Lenin ci sta guidando nel porre le basi, nella nostra testa innanzitutto e di conseguenza nella nostra pratica, per andare oggi nelle fila operaie, nelle fila delle lotte proletarie, nelle fila del movimento classista e combattivo, guidato attualmente da altre formazioni, a condurre una lotta senza quartiere contro le tendenze falso proletarie, falso rivoluzionarie, falso comuniste, per separare il grano dall’olio, ciò che è giusto e ciò che è erroneo, ciò che è spontaneità da ciò che è invece semina nelle fila proletarie di linee, posizioni e prassi che non servono per la costruzione di quello che effettivamente è principale nel movimento proletario: la costruzione dell’organizzazione dei rivoluzionari.

L’estensione delle lotte e del movimento è positivo, l’estensione delle lotte proletarie oltre i limiti delle lotte economiche è positivo. Ma ad una sola condizione, che serva oggi a risolvere i problemi tattici e strategici della costruzione dell’organizzazione necessaria per conquistare forze ai tre strumenti necessari per combattere realmente padroni, governo, Stato e sistema del capitale.

Strumenti che sono il Partito comunista rivoluzionario, il Fronte unito proletario, popolare, antifascista e antimperialista, i nuclei dell’esercito proletario che sono indispensabili per combattere, rovesciare, a partire dallo stato di cose odierno, i governi e lo Stato del capitale.

Le lotte sono solo ’brodo di coltura’ di questo. Più lotte non significano di per sè più rivoluzione. Sempre che si comprenda che la rivoluzione proletaria e socialista è l’unica soluzione nel nostro paese e su scala mondiale.


Formazione operaia significa formare militanti in grado di teorizzare e praticare questo, che è oggi non l’obiettivo massimo ma il programma minimo per cambiare le cose e costruire la via del cambiamento.

Lenin dice: “La morale è semplice, se cominceremo col costruire solidamente una forte organizzazione di rivoluzionari potremo assicurare la stabilità del movimento nel suo insieme, e in pari tempo attuale gli scopi sia socialdemocratici, sia propriamente tradunionisti. Se cominceremo, invece, con una vasta organizzazione operaia (sia essa sindacale, sia essa economico-politica – alla maniera ad esempio del Si.Cobas, in Italia oggi - ndr) che sarebbe più accessibile alla massa, non raggiungeremo né gli uni né gli altri scopi”.


Ma naturalmente ciò esige che i comunisti rivoluzionari che vogliono fare questo, gli operai e i proletari d’avanguardia che ad essi sono legati o si vogliono legare, si liberino del primitivismo teorico, politico e del sistema di organizzazione di cui sono caratterizzati attualmente e che spesso giustificano con posizione su “impossibilità”, su “condizioni che non ci sono”, sulle “masse che non le vogliono o non ci seguono”, ecc.

Si dice in un detto popolare che “il pesce puzza dalla testa”. E questo, se pensiamo alle formazioni politiche riformiste e revisioniste, eredi sciagura del vecchio Pci e delle sue ben povere appendici nate dopo il suo scioglimento e il passaggio nel campo della borghesia, è ben chiaro: è la testa di queste formazioni che “puzzava”, nonostante la base conservasse aspirazioni e volontà, e spesso parziale pratica, rivoluzionaria, e che certamente non voleva fare la fine a cui i loro dirigenti li avevano portati - alcuni dei quali collocatisi lautamente nel sistema politico parlamentare, negli apparati sindacali, e in tutta un’altra serie di associazioni…

Rovesciando questo ragionamento, è chiaro che dalla testa dell’organizzazione rivoluzionaria che bisogna partire per ricostruire.

E non si tratta di un problema di ‘dirigenti buoni’ e di ‘dirigenti cattivi’, e meno che mai di contrapporre a capi, che si devono e vogliono formare nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse, i lavoratori, le masse, le lotte, ecc.

Lenin chiama questo (sia se lo dice un sindacalista sia se lo dice un bravo compagno) "demagogia".

Senza lottare contro questa versione demagogica dell’economismo e dell’opportunismo, non si forgia un nucleo compatto che lavori realmente per costruire “l’organizzazione dei rivoluzionari”.


Questo significa “costruire dall’esterno” la coscienza di classe e l’organizzazione di classe.

Lenin ci aiuta non solo a costruire ma a combattere coloro che, a fronte di questa affermazione e di questa prassi, ci attaccano, direttamente o indirettamente, in maniera che Lenin definisce “abominevole”; il cui scopo, diretto o indiretto, cosciente o incosciente, è quello di seminare tra gli operai, i movimenti di lotta, la sfiducia verso tutti coloro che portano dall’esterno la conoscenza politica, l’esperienza rivoluzionaria, in questo difficile lavoro.

Dice Lenin: “questo significa seminare demagogia nelle fila del proletariato e dei movimenti. E i demagoghi sono i peggiori nemici della classe operaia”. Quanto questo valga in termini di organizzazione edificata per costruire la lotta rivoluzionaria del proletariato, la lotta contro lo Stato e gli apparati dello Stato, lo affrontiamo in un altro momento.


Tornando al punto. La costruzione di questa organizzazione significa formare quadri di rivoluzionari professionali, non importa se formati materialmente inizialmente da studenti o operai, certo meglio operai. Rivoluzionari professionali nel senso che abbiamo esposto in una precedente puntata.

L’altra cosa che Lenin afferma è che “occorrono anni per fare di sé un rivoluzionario di professione”. Proprio perché occorrono anni, gli anni non vanno buttati, il tempo non va sprecato, come è avvenuto in questi anni nonostante le buone intenzioni. Il tempo è qui e ora. 

E i compagni che servono sono quelli che dice Lenin: “per servire un movimento di massa sono necessari uomini che si dedicano appositamente e interamente all’attività socialdemocratica, e che questi uomini devono fare di sé, con pazienza e tenacia, dei rivoluzionari di professione”. E nessuno, leggendo il “Che fare?” può usare l’argomento: ‘ma quelli erano i tempi…’, proprio perché Lenin stesso, subito dopo questa citazione, riferendosi alla situazione dei compagni e del movimento operaio in quell’epoca e in quella fase, scrive “questa coscienza è incredibilmente offuscata”. Una frase assolutamente da sottoscrivere guardando allo stato delle cose attuale.

floscio e vacillante sulle questioni teoriche, con un orizzonte ristretto, pronto a giustificare la propria fiacchezza con la spontaneità delle masse. Simile più a un segretario di trade-union che ad un tribuno del popolo

pc 18 aprile - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Guerra alla guerra di crosetto: non un uomo né un soldato! - La scienza e la ricerca non sono affatto neutre

 

pc 18 aprile - La protesta di studenti universitari a Palermo fa saltare il banchetto della fabbrica della morte Leonardo S.p.A.








pc 18 aprile - Crosetto a Taranto/l'opposizione contro il G7 della guerra in Puglia/solidarietà al prof. Canfora e agli studenti solidali con la Palestina

 da Controinformazione rossoperaia del 17/04

Apriamo questa trasmissione da Taranto dove arriva il ministro della guerra, Crosetto, per presenziare al giuramento interforze nella rotonda del Lungomare e ci arriva dopo giorni in cui la città, i cittadini e le attività commerciali sono stati messi a disagio per la preparazione di questo “evento”.

La venuta di Crosetto a Taranto offre l'occasione per parlare dell'altra faccia del pianeta delle scimmie in questa città che è il sistema militare-industriale che la occupa ben prima dell'Ilva, durante l'Ilva e oltre l'Ilva. A Taranto esiste la più grande base navale della Marina italiana. Questa base è formalmente della Marina italiana ma è al servizio della NATO e dell'imperialismo americano.

La città è occupata dai militari, è occupata dalle servitù militari, dalle strutture militari, buona parte del suo mare è occupato dalla Marina, così come lo sono gli edifici e le strutture importanti della città. Taranto viene concepita come città di guerra nella prima come nella Seconda guerra mondiale. E come tale viene preparata all'ipotesi di una terza guerra.

Quindi Crosetto sta a casa sua, per modo di dire, a casa del sistema militare-industriale dell’imperialismo italiano. Nelle vicinanze di Taranto vi è una fabbrica importante, la Leonardo. E dalla Base di Taranto sono partite tradizionalmente le missioni militari in direzione di tutte le guerre, dalla guerra del Golfo alla guerra dei Balcani, dalle missioni dirette nel Mediterraneo sotto il travestimento di missioni antipirateria, alle manovre congiunte dei diversi paesi della NATO contro una ipotetica presenza della Russia nel Mediterraneo, ma in realtà in preparazione di tutto quello che potrà succedere nel contesto della tensione della guerra mondiale.



La venuta di Crosetto a Taranto viene salutata, come si dice, “con entusiasmo” dalle Istituzioni, dalla stampa. Ma tutti questi sono al soldo della Marina, prendono soldi dalla Marina! I quotidiani pubblicano pagine pubblicitarie - Ilva insegna - sono lo strumento normale di finanziamento, non certo occulto, della stampa per asservirla agli interessi dei cosiddetti poteri forti, che a Taranto si chiamano Marina, si chiamano NATO, si chiamano imperialismo.

Crosetto giunge a Taranto in un momento in cui la città è devastata da ben altro, è devastata chiaramente dalla crisi dell'Ilva con migliaia e migliaia di operai in cassa integrazione e a rischio-

pc 18 aprile - Dal blog tarantocontro - 19 aprile - giornata di lotta promossa dallo Slai cobas per il sindacato di classe

Ore 6/7 presidio alla portineria delle imprese dove i coordinatori dello Slai cobas per il sindacato di classe illustreranno i contenuti e gli appuntamenti della giornata di lotta e la piattaforma operaia su cui si dovrà scioperare in tutta l'area industriale e nell'appalto/compreso porto nel corso delle prossime settimane e la campagna per la formazione di un comitato di lotta operai acciaieria - appalto - cigs in cassaintegrazione intersindacale  

ore 9.30/12 presidio alla ex Corte di appello - aula bunker - Paolo VI per l'inizio del processo  Ambiente Svenduto, delle parti civili operai/lavoratori ex Ilva/Appalto, lavoratori del Cimitero/ex pasquinelli/abitanti Paolo VI/Tamburi 

ore 16,30 assemblea convegno alla Biblioteca Acclavio Piazzale bestat Taranto 

pc 18 aprile - Sulla situazione alla Stellantis 3 - da Slai cobas per il sindacato di classe

Sullo sciopero del 12 aprile a Torino. Non erano 12 mila ma molto meno; mancavano molti operai di Mirafiori ed erano presenti invece tutta una serie di realtà dai quadri, sindacalismo giallo, dal codazzo para istituzionale e para politico che lungi dall’aver reso più forte la manifestazione l’hanno confusa e in parte addormentata. 

Certo, gli operai presenti si sono fatti sentire ed erano anni che non c'era una manifestazione di quel tipo a Torino e il fatto che la maggior parte faceva riferimento alla Fiom dipende essenzialmente dalla intenzione di Tavares di tenere la Fiom fuori dai Tavoli che contano, e questo chiaramente favorisce il fatto che tra gli operai che hanno partecipato a questa manifestazione la Fiom venga concepita come alternativa e di opposizione ai piani del padrone. 

Abbiamo già detto e scritto che è necessaria la lotta. Abbiamo detto e scritto che questa lotta ha senso se mobilita e via via unisce innanzitutto gli operai. 

I dirigenti sindacali confederali hanno detto che questo è solo l’inizio. Dicono sempre cosi e ce lo ripeteranno non sappiamo tra quanto tempo. Dicono che ora si parte da Torino e poi ci sarà la mobilitazione generale e nazionale di tutti gli stabilimenti. Ma anche su questo non abbiamo gran

pc 18 aprile - Info dagli stabilimenti Stellantis 2 - una denuncia da Pomigliano


Mettere gli operai in condizione di licenziarsi, usare partiti e sindacalisti compromessi per chiedere al governo di continuare a sborsare soldi in modo da garantire agli azionisti guadagni da capogiro.

Mettere gli operai in condizione di licenziarsi, usare partiti e sindacalisti compromessi per chiedere al governo di continuare a sborsare soldi in modo da garantire agli azionisti guadagni da capogiro.

Immaginiamo un tavolo dove i vertici Stellantis sono seduti a prendere decisioni su come ridurre il personale su stabilimenti considerati non più di interesse. Sicuramente oltre agli incentivi per la fuoriuscita volontaria (che deve essere misera per ridurre i costi di questa “povera” multinazionale) ci metterebbero anche dei comportamenti e un rapporto con i dipendenti che indurrebbero a lasciar tutto e andarsene via. Ed ecco che mettono in atto questa strategia per rendere possibile questo piano diabolico: trasferte forzate, cassa integrazione solo per chi non è “produttivo”, insicurezza del lavoro futuro, minacce di spostare la produzione in altri luoghi, provvedimenti disciplinari, licenziamenti. Infine, come è successo giovedì a Pomigliano, avvisare della chiusura della trasferta per i lavoratori di

pc 18 aprile - Info dagli stabilimenti Stellantis 1 - sit in Atessa Stellantis

per rivendicare migliori condizioni di lavoro nello stabilimento Stellantis di Atessa. Il percorso di rivendicazione ci ha portato nella mattina di venerdì 12 aprile 2024 a promuovere un sit-in di protesta sotto gli uffici dello SPSAL di Chieti (ente di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro).

Una delegazione USB/Slai cobas, assistita dal dott. Francesco Tuccino (ergonomo) e dall’Avv. Guglielmi, è stata ricevuta dal dott. Massaro, e da alcuni collaboratori, ai quali sono state esplicitate le ragioni di tale iniziativa e consegnato un esposto contenente le richieste delle due organizzazioni: controlli su alcune specifiche postazioni di lavoro, l’attivazione di controlli periodici su postazioni a campione in tutte le officine e verifica della correttezza dei DVR (documenti valutazione rischi), verifica delle modalità di gestione della sorveglianza sanitaria e l’istituzione di un tavolo tecnico permanente.

Nelle quasi due ore di colloquio, il direttore dello SPSAL ci ha

pc 18 aprile - La polizia? “Non combatte il crimine, preserva un ordine sociale”: ecco lo studio - un contributo

Appunti dalla presentazione in anteprima del libro “Polizia. Un vocabolario dell’ordine” scritto da Giulia Fabini, Enrico Gargiulo e Simone Tuzza. Il volume indaga un’istituzione restia a farsi studiare, una sorta di “laboratorio segreto”, che secondo le/gli autrici/ori ha come vero compito quello di mantenere lo status quo e plasmare un ordine sociale piramidale e gerarchico.

da Zic/Notes

poliziaPuò capitare un po’ a tutte/i: arrivare in stazione, dirigersi verso il treno ed essere fermate/i dagli onnipresenti ‘pattuglioni’ composti da poliziotti, carabinieri e militari che chiedono i documenti e procedono a un controllo. Ma perchè? “Forse hanno un accordo con Trenitalia per farti perdere il treno e costringerti a ricomprare il biglietto”, è la battuta che viene fuori durante la presentazione in anteprima del libro “Polizia. Un vocabolario dell’ordine”, appena uscito per Mondadori Università. Fatto sta che il motivo per cui si può essere fermate/i (o non fermate/i) in stazione, in una situazione di assoluta normalità, è una delle imperscrutabili ragioni che muovono l’agire delle forze di polizia e ne sottolineano l’elevato grado di discrezionalità. Ed è proprio su queste dinamiche che si concentra il volume scritto a sei mani da tre studiose/i di altrettanti dipartimenti diversi dell’Università di Bologna: la criminologa Giulia Fabini (Scienze giuridiche), il sociologo Enrico Gargiulo (Scienze politiche e sociali) e il criminologo Simone Tuzza (Sociologia e Diritto dell’economia).

“Il libro prova a entrare nel ‘laboratorio segreto’ della polizia- spiega la sinossi- dove le distinzioni sociali e le gerarchie sono riprodotte, le classi «pericolose» sono separate da quelle «laboriose» e chi sta ai margini viene tenuto a bada. Contribuendo a plasmare una società ordinata e rispettosa dei valori condivisi dalla maggioranza della popolazione e dal potere politico, l’istituzione poliziale agisce per mantenere lo status quo. Attraverso un approccio critico, il volume intende demistificare un immaginario piuttosto diffuso e radicato, che vede la polizia titolare della missione costitutiva di prevenire e reprimere il crimine, e vuole provare a fornire una lettura differente: l’istituzione poliziale agisce come catena di trasmissione delle visioni e

pc 18 aprile - Libertà per Anan, Mansour, Ali - Aggiornamento della situazione

 

Il 5 aprile il tribunale ha rigettato il ricorso e quindi Anan  (e anche gli altri 2) resta in carcere
Il suo avvocato, Flavio Rossi Albertini (lo stesso di Alfredo Cospito), attende le motivazioni della sentenza, che devono essere depositate dopo 45 giorni e quindi verso il 20 maggio, per fare ricorso in Cassazione, che molto probabilmente fisserà l'udienza non prima di settembre.

Anan sta nel carcere di Terni - a L'Aquila è stato pochissimo, perchè qui c'è il 41bis e Anan non è in regime di 41bis;

Gli altri due condannati stanno in condizioni peggiori di Anan.

In particolare Mansour sta nel carcere di Rossano Calabro (che sta molto fuori dal paese, considerato una specie di "Guantanamo"); la moglie e figli stanno in Cpr e non li fanno uscire; Alì sta nel carcere di Ferrara - dove è stato fatto un presidio

Per Anan è stato fatto un presidio a Terni dove si stanno mobilitando giovani palestinesi e cobas.

A L'Aquila sabato scorso vi è stata una serata "benefit" per raccogliere soldi per

mercoledì 17 aprile 2024

pc 17 aprile - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - La visita a Taranto di Crosetto, per l’opposizione proletaria e antimperialista ora e verso il G7 di guerra di giugno - Solidali con canfora e gli studenti della Sapienza

 

pc 17 aprile - Uno "sciame" di striscioni per Crosetto a Taranto...

Non è che l'inizio costruiamo l'opposizione proletaria, popolare, antimperialista verso il G7 della Guerra in Puglia il 13-14-15 giugno








pc 17 aprile - La NATO nel Medio Oriente, l'allargamento del conflitto, l'attacco all'Iran/la Nuova Resistenza dei proletari e dei popoli

 da Controinformazione rossoperaia del 16/04


Fa rabbia ogni volta assistere allo stesso scenario da parte dei governi e della stampa dei padroni.

Esso è simile a quello cui abbiamo già assistito in occasione dell'azione della resistenza palestinese del 7 ottobre - ricordiamo che sono 6 le organizzazioni della resistenza palestinese, rappresentanti la quasi totalità delle masse sia della Striscia di Gaza sia della Cisgiordania, oltre che dei milioni di palestinesi profughi in tutti i paesi arabi e in tanti altri paesi del mondo - l'azione del 7 ottobre è stata una reazione a 75 anni di occupazione e in particolare ai piani dello Stato di Israele di occupazione, di massacri nei confronti del popolo palestinese.

Quando c’è stata l’azione della Resistenza palestinese tutti hanno ragionato come se le cose fossero cominciate quel giorno, e tutti i 75 anni di infame occupazione della Palestina sono stati cancellati, insieme ai crimini commessi fino al 7 ottobre dallo Stato sionista di tipo nazista di Israele dalla sua data di nascita fino a settembre, attraverso i diversi governi di cui quest'ultimo è il peggiore perché contiene al suo interno criminali politici, razzisti, sionisti, peggiori degli stessi nazisti.

Dal 7 ottobre "tutto comincia", si condanna l'azione di Hamas, si sostiene il diritto di Israele a difendersi, e Israele “si difende” distruggendo la Striscia di Gaza, ammazzando circa 34.000 palestinesi di cui una parte, più della metà, è fatta di donne e bambini, distruggendo case, ospedali, cancellando tutto ciò che normalmente viene considerato da non toccare in termini di diritti umani, di crimini di guerra, di convenzioni.

Da allora la stampa borghese, i padroni, i governi di questo paese e tutti coloro che si mangiano tutto attraverso la televisione e i giornali come utili idioti, come popolo belante, si sono rifiutati di guardare la realtà di una lotta tra popoli oppressi e l'imperialismo e il suo sistema e si sono schierati dalla parte di Israele e i governi imperialisti lo armano sempre di più e gli permettono di fare ciò che gli pare.

Lo stesso scenario si assiste ora a fronte dall'azione militare della Repubblica islamica dell'Iran. Come se tutto fosse cominciato l'altro giorno con lo sciame di droni mandato dall'Iran sullo stato d'Israele. E

pc 17 aprile - Su Iran/Israele - documento pervenuto da Red Road Maoist Group Iran

 traduzione ufficiosa

Ain al-Assad II Khamenei e i capi dell'IRGC

Più rumorosa ma più finta! La "risposta dura" è stata data!

Infine, Khamenei e le sue guardie hanno dato la loro "risposta severa" all'attacco israeliano al consolato iraniano e all'uccisione di 7 alti comandanti della Forza Quds, tra cui Mohammad Reza Zahedi, il comandante della Forza Quds in Siria e Libano, e si sono presi la loro "severa vendetta"!

Questo è stato fatto durante un'operazione chiamata "Onesta Promessa" e secondo le notizie ha sparato 185 droni e 36 missili da crociera e 110 missili balistici contro Israele, quasi la maggior parte dei quali (il 99% dei quali secondo il governo israeliano) in aria e prima che raggiungessero Israele, sono stati distrutti dagli Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Giordania, o nello spazio aereo del paese dalle forze militari israeliane.

Notificati l'ora dell'attacco all'America e a Israele

Naturalmente, l'attacco non è stato una sorpresa. Se è vero che tre giorni prima, l'ora, il numero e il tipo di droni e missili che sarebbero stati lanciati contro Israele siano stati comunicati al governo americano direttamente o attraverso i paesi arabi. Pertanto, sia l'America che altri paesi, incluso Israele, conoscevano esattamente tutti gli aspetti dell'attacco di Khamenei e avrebbero potuto pianificare meglio e intercettare e distruggere i droni e i missili.

Pianificando di riversare i pochi sostenitori di Khamenei in strada e lanciare una celebrazione della vittoria

Oltre a questo attacco, in un piano pre-pianificato dall'IRGC e da altre agenzie, hanno inviato una manciata di Hezbollah e capifamiglia nelle strade a manifestare mentre sparavano droni e missili. Poiché l'attacco non è ancora terminato e i suoi risultati pratici non sono chiari, hanno festeggiato questa "grande vittoria" come al solito.

"Fine dell'operazione"

E infine, Bagheri, uno dei capi dell'IRGC, ha dichiarato dopo l'abbattimento dei droni e dei missili che l'operazione era "terminata" dal punto di vista della Repubblica islamica e che non aveva "alcuna intenzione di continuare l'operazione", cercando di trovare un orecchio, soprattutto dall'America, che è a conoscenza di tutti i punti, e che questo paese impedisca a Israele di vendicarsi!

L'attacco è pieno di piume e costoso ma vuoto

Ma sulla base delle notizie pubblicate dal governo israeliano, la maggior parte di questi droni e missili

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