La reazione di questo governo di fronte alla legittima espressione di dissenso da parte di studenti e studentesse universitarie nei confronti di uno stato che sta attualmente perpetrando un genocidio in Palestina, dimostra in modo sempre più inequivocabile la sua natura fascista, ben oltre la retorica, che mira a reprimere qualsiasi tipo di dissenso che minacci suoi interessi economici e geopolitici.
Le contestazioni studentesche di queste settimane vengono infatti narrate come “anticamera del terrorismo in Italia”, fino a supporre delle quantomeno fantasiose “infiltrazioni delle Brigate Rosse all’interno delle università”. Questo va a legittimare la repressione militarizzata messa in atto nei confronti delle proteste all’interno delle università, luoghi del sapere che abdicano al loro ruolo critico nei confronti di ciò che sta accadendo, e di tutela di studentesse e studenti. Da Napoli a Bologna, da Pisa a Venezia e Torino, in uno spazio che per natura dovrebbe essere il primo a consentire e incentivare l’espressione di opinioni e letture critiche della realtà che ci circonda, le proteste studentesche hanno dovuto fronteggiare i manganelli come risposta al dissenso, che cercava invece un dialogo.
Di esempio è quanto accaduto all’università Federico II di Napoli quando, a seguito delle proteste per la presenza del direttore del quotidiano “La Repubblica” Maurizio Molinari, in quanto complice del massacro, il Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida ha fantasiosamente sostenuto che le contestazioni fossero paragonabili al climax politico che ha portato all’uccisione di Aldo Moro e definendole terroristiche, con un grande sforzo d’immaginazione. Questo smisurato allarmismo dipinge un’immagine chiara: l’immagine di un governo che, paradossalmente indossando la maschera del difensore della democrazia, si dimostra terrorizzato dal dissenso, specialmente giovanile e soprattutto quando riguardante il genocidio in atto in Palestina.
Sulla base di questi pretesti fallaci, il ministro Piantedosi non ha esitato a elaborare un vergognoso piano di accessi “limitati e controllati” agli atenei, che di fatto prevederebbe come standard la presenza di forze dell’ordine agli ingressi delle aule dove si tengono convegni ed appuntamenti, con l’esplicita finalità di reprimere qualsivoglia contestazione. Posto che le accuse di terrorismo, che questo governo lancia con una leggerezza sconcertante, dovrebbero rimanere in tasca a chi si rende complice del genocidio perpetrato da Israele, la pretestuosità di questi insensati paragoni che Lollobrigida azzarda è chiara, e mal dissimula l’ennesimo tentativo di imporre un giro di vite securitario e poliziesco che soffochi il dissenso, blindando uno dei luoghi più ricchi di stimoli critici.