giovedì 28 marzo 2024

28 marzo - La guerra all’università e l’università della guerra. Un documento del Collettivo Universitario di Venezia Li.S.C.

 

La reazione di questo governo di fronte alla legittima espressione di dissenso da parte di studenti e studentesse universitarie nei confronti di uno stato che sta attualmente perpetrando un genocidio in Palestina, dimostra in modo sempre più inequivocabile la sua natura fascista, ben oltre la retorica, che mira a reprimere qualsiasi tipo di dissenso che minacci suoi interessi economici e geopolitici.

Le contestazioni studentesche di queste settimane vengono infatti narrate come “anticamera del terrorismo in Italia”, fino a supporre delle quantomeno fantasiose “infiltrazioni delle Brigate Rosse all’interno delle università”. Questo va a legittimare la repressione militarizzata messa in atto nei confronti delle proteste all’interno delle università, luoghi del sapere che abdicano al loro ruolo critico nei confronti di ciò che sta accadendo, e di tutela di studentesse e studenti. Da Napoli a Bologna, da Pisa a Venezia e Torino, in uno spazio che per natura dovrebbe essere il primo a consentire e incentivare l’espressione di opinioni e letture critiche della realtà che ci circonda, le proteste studentesche hanno dovuto fronteggiare i manganelli come risposta al dissenso, che cercava invece un dialogo.

Di esempio è quanto accaduto all’università Federico II di Napoli quando, a seguito delle proteste per la presenza del direttore del quotidiano “La Repubblica” Maurizio Molinari, in quanto complice del massacro, il Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida ha fantasiosamente sostenuto che le contestazioni fossero paragonabili al climax politico che ha portato all’uccisione di Aldo Moro e definendole terroristiche, con un grande sforzo d’immaginazione. Questo smisurato allarmismo dipinge un’immagine chiara: l’immagine di un governo che, paradossalmente indossando la maschera del difensore della democrazia, si dimostra terrorizzato dal dissenso, specialmente giovanile e soprattutto quando riguardante il genocidio in atto in Palestina.

Sulla base di questi pretesti fallaci, il ministro Piantedosi non ha esitato a elaborare un vergognoso piano di accessi “limitati e controllati” agli atenei, che di fatto prevederebbe come standard la presenza di forze dell’ordine agli ingressi delle aule dove si tengono convegni ed appuntamenti, con l’esplicita finalità di reprimere qualsivoglia contestazione. Posto che le accuse di terrorismo, che questo governo lancia con una leggerezza sconcertante, dovrebbero rimanere in tasca a chi si rende complice del genocidio perpetrato da Israele, la pretestuosità di questi insensati paragoni che Lollobrigida azzarda è chiara, e mal dissimula l’ennesimo tentativo di imporre un giro di vite securitario e poliziesco che soffochi il dissenso, blindando uno dei luoghi più ricchi di stimoli critici.

pc 28 marzo - PALESTINA: PESANTI RAID SU RAFAH E SUGLI OSPEDALI DI KHAN YOUNIS E GAZA CITY. MORTI ANCHE IN CISGIORDANIA.....

 .....e la Meloni va in Libano a rinsaldare il sostegno al nazi/sionista genocida

da onda d'urto

Palestina.

Raid israeliani violenti colpiscono oggi, mercoledì 27 marzo, in particolare Rafah, con bombardamenti aerei e dell’artiglieria. All’alba presa di mira una zona a ridosso del confine egiziano dove erano ammassati, in tende di fortuna, migliaia di sfollati: 11 i morti. Tra loro l’ennesima giornalista, Ola Abdelmoneim Lubbad, uccisa insieme al marito e ai figli in un attacco aereo israeliano che ha preso di mira la casa dove aveva cercato rifugio, assieme a circa un milione di palestinesi. Raid israeliani a ripetizione anche nel resto della Striscia, con le strutture sanitarie sempre nel mirino. All’ospedale Nasser, a Khan Yunis, arresti di personale medico e tra gli sfollati. I quartieri limitrofi sono stati bombardati. Decine i civili uccisi. Anche l’altro centro medico Amal, della Mezzaluna rossa palestinese, sempre a Khan Yunis, ha subito la stessa sorte ed è fuori uso. Prosegue poi, ormai da 9 giorni, l’assedio all’ospedale al-Shifa di Gaza City. Qui, denuncia l’ong indipendente EuroMed Monitor, l’esercito occupante ha fucilato almeno 13 bambini.

Dal 7 ottobre, Tel Aviv ha ucciso 32.490 mila palestinesi (quasi 15mila minori) e ne ha feriti 75 mila. Ci sono poi almeno 10mila dispersi, sotto le macerie: ridotte al minimo le possibilità di trovare qualcuno in vita. Nelle ultime 24 ore si contano 60 i raid aerei, con 8 massacri, 76 vittime e 102 feriti. Come annunciato da diversi esponenti del governo, Tel Aviv non ha quindi alcuna intenzione di rispettare la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu di tre giorni fa. Anzi: l’occupazione colpisce sempre più duro, sia a Gaza che nella Cisgiordania Occupata. Qui ci sono 3 palestinesi uccisi a Jenin, mentre a Nablus e Qalqilia feriti gravemente due giovani di 20 e 21 anni. In tutte queste operazioni, le truppe israeliane sono accompagnate da bulldozer militari per la distruzione delle infrastrutture urbane. Proseguono poi raid e rapimenti, travestiti da arresti: secondo la Società Palestinesi dei Prigionieri, dal 7 ottobre sono 7.800 i palestinesi portati via dagli occupanti.

L’aggiornamento della situazione in Palestina, a 173 giorni dall’inizio del genocidio israeliano, con Francesco Giordano, compagno di Fronte Palestina. Ascolta o scarica

LIBANO – Sul fronte nord, la premier Meloni è oggi – mercoledì 27 marzo – a Beirut, mentre raid aerei israeliani hanno colpito la valle della Bekaa, est del Libano, a oltre un centinaio di chilometri dalla linea di demarcazione. Hezbollah ha annunciato l’uccisione di tre militanti. Colpito poi dai raid israeliani un centro di primo soccorso medico a Hbariye: 7 le vittime uccisi. Hezbollah, in risposta, ha lanciato 50 razzi su postazioni militari e insediamenti israeliani: un morto a Kiriyat Shmona.

Da Beirut la corrispondenza di Pasquale Porciello, giornalista freelance e nostro collaboratore. Ascolta o scarica

pc 28 marzo - Appello dei lavoratori palestinesi per la giornata della terra: lottiamo per la nostra terra e per la nostra libertà

lo slai cobas per il sindacato di classe aderisce all'appello, diffonde in questi giorni questo appello agli operai e lavoratori italiani nelle fabbriche e nei posti di lavoro e città in cui siamo presenti in cui siamo presenti

info slaicobasta@gmail.com



L’esercito di Israele ha bombardato lo scorso 7 marzo la sede centrale della Federazione Generale dei Sindacati Palestinesi (PGFTU) nella città di Gaza. La sede della PGFTU forniva servizi cruciali [a tutta la popolazione], tra i quali un asilo per 380 bambini e un panificio che serviva molte famiglie. E’ la terza volta che la sede generale della PGFTU subisce una tale distruzione, i precedenti attacchi erano avvenuti durante il bombardamento israeliano di Gaza del 2014.

Oltre l’edificio principale, sono state distrutte tre sedi PGFTU nel quartiere di Al-Rimal e in Via Yarmouk. L’attacco ha colpito, oltre gli edifici, i mezzi di sussistenza e i diritti dei lavoratori palestinesi. Tuttavia i lavoratori palestinesi restano fermi sulle loro posizioni: persevereremo nella nostra lotta per la giustizia e la dignità.

Mentre ci prepariamo a celebrare la Giornata della Terra palestinese il 30 marzo e l’anniversario della Grande Marcia del Ritorno del 2018, continuiamo a chiedere con forza ai sindacati e ai lavoratori di tutto il mondo a stare al nostro fianco. Chiediamo a tutte le persone di coscienza di porre fine alla complicità con i crimini di Israele, a cominciare dall’immediata cessazione del commercio di armi.

Tanto la Giornata della Terra che le commemorazioni della Grande Marcia del Ritorno hanno un significato profondo per il nostro popolo, perché ricordano la nostra lunga lotta per la giustizia e la realizzazione dei nostri inalienabili diritti. A fronte del genocidio israeliano e dei tentativi di pulizia etnica a Gaza, è indispensabile riaffermare la centralità del diritto al ritorno per tutti i palestinesi. La maggior parte dei palestinesi, compresi quelli di Gaza, sono rifugiati, e il loro diritto al ritorno alle proprie case originarie rimane al centro della lotta palestinese.

pc 28 marzo - Manifestazioni per la Giornata della Terra palestinese

aderire e partecipare

Sabato 30 marzo in diverse città italiane si terranno manifestazioni contro il genocidio del popolo palestinese in occasione della Giornata della Terra.


pc 28 marzo - iniziative in francia pe r la libertà di georges Ibrahim Abdallah e in solidarietà con la palestina

 

Bonsoir camarade,

ce message pour t'informer des prochaines initiatives de la Campagne Unitaire pour la libération de Georges Abdallah à venir sur Paris et sa région dans le cadre du mois international d'actions :

- vendredi 29 mars à 18h30 : rassemblement organisé par la CUpLGA au métro Ménilmontant pour la journée de la terre

- samedi 30 mars à 14h : cortège Georges Abdallah aux deux manifestations en soutien à la lutte du peuple Palestinien appelées à Saint-Denis et à Paris

- mardi 2 avril à 19h : meeting à l'appel de la CGT Energie Paris et de la CUpLGA pour exiger la libération de Georges Abdallah à la Nouvelle Bourse du travail de Paris (salle Henaff)

- jeudi 4 avril à 18h30 : conférence-débat intitulée « L’impérialisme français et la répression : le cas de G.I. ABDALLAH », organisée par le cercle universitaire d’études marxistes (CUEM) avec intervention de la Campagne Unitaire, à Sorbonne-Université au campus P. et M. Curie, place Jussieu 75005 (métro Jussieu) tour 66, 5ème étage, couloir 66/65, salle 504.

- vendredi 5 avril à 22h : départ du car pour Lannemezan depuis la place de la République

- samedi 6 avril à 14h : 14e manifestation nationale de Lannemezan

Ci-joint les visuels de certains de ces événements.
Salutations rouges internationalistes et solidaires




mercoledì 27 marzo 2024

pc 27 marzo - Verso la guerra imperialista: i governi vogliono reintrodurre la leva obbliogatoria


I Paesi europei dovrebbero reintrodurre il servizio militare obbligatorio e aumentare la spesa per la difesa riportandola ai livelli della Guerra fredda a causa della presunta minaccia proveniente dalla Russia.

Ad affermarlo in una intervista al Financial Times è il presidente lettone Edgars Rinkevics, secondo cui “La questione della coscrizione militare deve essere discussa seriamente”.

Secondo Rinkevics, ciò aiuterà a far fronte ai problemi legati alle carenze di personale nelle forze armate dei Paesi europei, nonostante il fatto che i vertici militari preferiscano “truppe pienamente professionali”. Le autorità della Lettonia hanno ripristinato la coscrizione obbligatoria l’anno scorso, mentre l’Estonia sta prendendo in considerazione questa iniziativa.

Il governo della Danimarca intende far approvare una legge che, a partire dal 2026, renderà obbligatorio il servizio militare anche per le donne e aumenterà il periodo durante il quale si svolge l’addestramento all’uso delle armi.

Attualmente le giovani donne danesi possono arruolarsi solo volontariamente nelle forze armate, ma non sono soggette al servizio militare obbligatorio valido invece per gli uomini, estratti a sorte per coprire i posti non occupati dai volontari.

In tutto l’Occidente le forze armate stanno facendo i conti con una crescente carenza di “vocazioni militari”, cioè con il crollo verticale dei reclutamenti: una tendenza riscontrabile da diversi anni ma che si è aggravata negli ultimi due anni in seguito al conflitto in Ucraina e al rischio tangibile di uno scontro militare tra NATO e Russia. 

Sulle difficoltà del reclutamento di carne da cannone, già da tempo sono emersi problemi in due paesi guerrafondai come Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna.

In quest’ultima il 2023 aveva visto un crollo verticale del numero dei militari britannici. A rivelarlo era stato un rapporto del ministero della Difesa di Londra il quale confermava come la tendenza fosse già apparsa evidente  nel 2022 ma nel 2023 il numero dei membri delle forze armate britanniche è sceso ulteriormente a 184.860 contro i 195.050 dell’ottobre 2020.

Negli Stati Uniti la percentuale di giovani americani che prenderebbero in considerazione una carriera militare è scesa dal 13% nel 2018 al 9% nel 2021-22. Nel 2022 la Us Air Force ha scontato un sottoreclutamento del 10% rispetto al fabbisogno di unità.

La Us Army addirittura del -25%, con un buco di 15.000 soldati corrispondenti alle unità di un’intera divisione. Per il 2023, dal Pentagono fanno sapere che l’obiettivo dell’Esercito di reclutare 65.000 soldati è fallito.

Ma il problema è venuto fuori anche in Germania da due anni alle prese con una frenesia militarista sconosciuta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

La Bundeswehr ha dichiarato di disporre di 181.383 invece dei 203.000 che Berlino punta a raggiungere entro il 2025. Nell’ultimo anno il ministro della Difesa Pistorius ha puntato a rendere la carriera nella Bundeswehr più attraente , tra le proposte vi è anche la reintroduzione della coscrizione obbligatoria, sospesa in Germania nel 2011. Provvedimento a cui ha fatto seguito una profonda riforma e riduzione delle forze armate.

In Europa, ad oggi, la leva obbligatoria esiste ancor in appena otto paesi: Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Svezia, Austria, Cipro e Grecia. Ad eccezione della Svezia, la coscrizione obbligatoria riguarda però soltanto gli uomini. Per il resto dell’Unione Europea, si è proceduti all’abolizione graduale, tra il 1992 il 2011.

L’Italia ha sospeso – ma non abolito – la leva obbligatoria nel 2005. Sono infatti previsti due scenari per i quali il governo potrebbe procedere alla riattivazione della coscrizione obbligatoria: lo stato di guerra o una grave crisi internazionale che richieda un aumento numerico delle Forze Armate.

Due scenari verso cui l’Italia si sta dirigendo come un treno in corsa. Fermiamoli!! 

estratti da un articolo di Contropiano

pc 27 marzo - anche a Genova, irruzione degli studenti in Senato accademico contro gli accordi con Israele



Una parte dei manifestanti ha sfondato la porta e interrotto la riunione. Contestato il rettore Federico Delfino

Genova. Contro gli accordi economici e accademici tra governo, università italiane, Israele e le aziende attive nella filiera bellica, oggi anche a Genova – come in tante altre città – è andata in scena la protesta degli studenti e di alcuni professori: 14 i docenti, alcuni precari, che hanno sottoscritto l’appello al rettore Federico Delfino per interrompere i percorsi di collaborazione che siano in qualche modo collegati con gli attacchi alla popolazione palestinese.

Protesta iniziata all’alba con un presidio nell’atrio del rettorato, in via Balbi 5, con striscioni, banchetti e una mostra sulla storia del conflitto in Medio Oriente, ma poi sfociata in una vera irruzione di un gruppo autonomo di studenti nella sala che ospitava la riunione del Senato accademico, poi interrotta. Prima, per ore, gli stessi studenti avevano protestato fuori dalla porta urlando slogan come “Fuori la Nato dall’Università”, suonando tamburi e leggendo con il megafono le motivazioni del presidio.

ragazzi e ragazze, invece, hanno contestato apertamente il rettore Federico Delfino sia durante il Senato sia prima, durante un breve incontro all’interno del suo ufficio. In questa occasione Delfino è stato apostrofato con insulti del tipo “genocida, assassino” perché, non volendo acconsentire a sospendere gli accordi sotto accusa, è stato definito complice di chi porta avanti i bombardamenti su Gaza.


Sul posto presenti funzionari della Digos. “Dopo un partecipato presidio, il rettore Delfino ha abbandonato la seduta del senato, riconfermando nessun passo indietro rispetto agli accordi di morte, nessun dialogo con gli studenti”, dichiarano da Cambiare Rotta.

“Nella chiusura del confronto – concludono – ha poi sfruttato la mobilitazione per fare passare la narrazione del contrasto tra studenti “buoni e democratici” e studenti “cattivi e violenti” (evitando accuratamente di parlare dei numerosi docenti presenti) per dividerci: rispediamo al mittente queste accuse, la comunità accademica non si farà dividere da tali strumentalizzazioni, uniti al fianco della resistenza palestinese”.


pc 27 marzo - Torino studenti in lotta - stop di UniTo alle collaborazioni con le università israeliane!

la polizia carica


pc 27 marzo – Stellantis: esuberi licenziamenti e“uscite volontarie”, firmano i sindacati confederali (tranne la Fiom)

 

2.510 esuberi. Torino 1.560, Cassino 850 (di cui 300 in trasferta a Pomigliano) e Pratola Serra 100 esuberi” così riporta una nota della Fiom.

“733 le posizioni riguardanti impiegati e quadri, mentre 300 sono gli esodi nelle Carrozzerie Mirafiori” e smantellare le carrozzerie significa ridurre la produzione, cosa che si ripercuote su tutto l’indotto.

“L’anno scorso Mirafiori ha prodotto circa 85mila unità, quasi il 10% in meno rispetto al 2022 e quest’anno il plant è destinato a rimanere sotto la soglia delle 50mila unità, effetto congiunto della fine della produzione di Maserati Levante e dei numeri in calo sul mercato per la Fiat 500 elettrica.” (Il Sole24Ore)

Stellantis ufficializza 1520 esuberi su 12000 lavoratori a Torino

I lavoratori coinvolti in vari settori aziendali

TORINOStellantis ha ufficializzato 1520 ulteriori esuberi a Torino e provincia, sui circa 12 mila lavoratori complessivi. 733 di questi sono impiegati degli enti centrali, altri 300 sono in servizio alle Carrozzerie di Mirafiori.

A questi si aggiungono 40 lavoratori delle presse, 15 della costruzione stampi e ancora Shop Grugliasco, Pcma, Fca Security, Costruzione Sperimentali, Mopar, Centro ricerche Fiat, Fca services e Sisport.

Concordi i sindacati nel dirsi preoccupati della situazione e nel chiedere l'intervento urgente del Governo

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 A conferma che mentre tutti fanno chiacchiere Tavares non solo si fa propaganda con interviste varie su investimenti e rilancio della produzione, ma fa i fatti.

Di cosa si parlerà a questo punto nell’incontro fissato per il 3 aprile?

Di cosa devono parlare invece gli operai? Come dicevamo in un precedente articolo Tavares/Stellantis e il governo Meloni dicono balle. Annunciano un futuro radioso, ma intanto il presente si fa sempre più scuro e confuso 

[https://proletaricomunisti.blogspot.com/search?q=stellantis&max-results=20&by-date=true]

Un milione di auto? Ma quali, dove, quando, e soprattutto con quanti operai, quanto salario, quali condizioni di lavoro?

La lotta stabilimento per stabilimento ora come ora non paga, alimenta la concorrenza tra i lavoratori e li fa perdenti in ogni stabilimento e a livello generale.

Serve una piattaforma operaia nazionale, approvata e garantita dal potere delle assemblee.

Serve un nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici che faccia da cornice e riferimento per l’unità degli operai delle fabbriche a livello nazionale, da Stellantis ad ex Ilva, ecc.

Serve uscire dal lungo inverno per una primavera di ripresa e un nuovo autunno caldo.”

pc 27 marzo - Palestina Continuano le mobilitazioni a Milano, mentre si aggiungono altre piazze

 Dopo venerdì alla Cabi-cattaneo, fabbrica di produzione di morte e parte dell'apparato militare industriale italiano dove si è denunciato la produzione di armi per ammazzare i proletari, ma anche la repressione interna del governo della guerra Meloni-Crosetto-Piantedosi verso la solidarietà e la resistenza palestinese in Italia. Molto significativa la risposta dei proletari e lavoratori  come si vede nel video che si alzano in piedi ad applaudire con il sorriso della forza.

Denuncia che è stata portata nelle mobilitazioni di sabato 23 a Milano a cui si è aggiunta una nuova piazza a Treviglio, con un presidio che ha scosso la comunità araba con una bella partecipazione popolare che ha lanciato una manifestazione di massa per il 13 aprile.

Anche qui un buon clima come si vede nelle foto e nell'intervento molto applaudito per ribadire che la resistenza palestinese non è terrorismo, l'unico terrorismo è quello dello stato nazi-sionista di Israele e di tutti i complici, tutti i paesi imperialisti compreso il governo italiano.
















pc 27 marzo - In Italia stanno sbarcando molti mezzi militari americani - denuncia dei portuali del Collettivo Autonomo dei Lavoratori Portuali (CALP) di Genova


Il Collettivo Autonomo dei Lavoratori Portuali (CALP) di Genova ha denunciato un nuovo sbarco di mezzi militari nel porto ligure, arrivati a bordo di una delle navi della compagnia saudita Bahri (le “navi delle armi”) e diretti a Camp Darby. Secondo The Weapon WATCH, l’Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei, “è la prima volta che questi arsenali galleggianti portano armi nel nostro Paese”, in quanto di solito si è sempre trattato di soste prima di ripartire per altri Paesi. Camp Darby, situato nella pineta tra Pisa e Livorno, è “il più grande deposito di materiale bellico al di fuori degli Stati Uniti” e il passaggio della nave Bahri Abha, che consegna armi agli USA su territorio italiano, segna in maniera chiara “un altro passo della militarizzazione globale”.

martedì 26 marzo 2024

26 marzo - Al Shifa Hospital, iniziano a circolare le testimonianze degli orrori. Persone giustiziate a sangue freddo e stupri

 L'INFORMAZIONE TOSSICA DEI MEDIA SIONISTI, RILANCIATE DAI MEDIA DEI GOVERNI CHE SOSTENGONO ISRAELE - GOVERNO MELONI IN TESTA - E LA NUDA E CRUDA/CRUDELE REALTÀ DEL GENOCIDIO: 

da milanoinmovimento

Il ferocissimo assedio ad Al Shifa Hospital sta andando avanti ormai da una settimana, con le truppe di occupazione sguinzagliate all’interno del complesso e cecchini, accompagnati da elicotteri militari, che prendono di mira chiunque cerchi di fuggire dal luogo.
Nel totale silenzio dei governi occidentali, israele ha trasformato un ospedale in una zona di morte e tortura dove fino a poche ore fa era impossibile sapere che cosa stesse succedendo, soprattutto a causa dell’incapacità persino per la Mezzaluna Rossa, di raggiungere il luogo accerchiato.
Lunedì 18 marzo, infatti, le forze israeliane pesantemente armate hanno assaltato l’ospedale per la seconda volta da ottobre, ma paradossalmente in maniera più feroce, violenta, sadica e priva di scrupoli, sparando contro migliaia di pazienti, personale medico e civili sfollati.

Il portavoce militare israeliano ha dichiarato che “terroristi anziani di Hamas stanno utilizzando la struttura per condurre e promuovere attività terroristiche”. Ma anche questa volta saremo certi che il governo di Nethanyahu non sarà interessato a diffondere le prove di queste accuse; questo perchè ormai è chiaro che gli ordini impartiti all’esercito d’istanza ora a Gaza, sono di diffondere il terrore e di soggiogare la popolazione civile. Bambin*, anziani, donne, persone bisognose di cure speciali, chiunque respiri a Gaza può essere eliminato in nome della guerra ad Hamas, e nemmeno gli ospedali o le sedi di organizzazioni umanitarie vengono risparmiati da tale logica.
Finora, il governo di Benjamin Nethanyahu ha ucciso almeno 32.226 palestinesi, per lo più donne e bambini, e ne ha feriti oltre 80.000.

Sabato scorso, dopo cinque giorni di black out mediatico intorno a Al Shifa, alcune persone palestinesi sono riuscite a fuggire e a rilasciare le prime testimonianze oculari di ciò che stava succedendo: hanno affermato che i carri armati e i bulldozer corazzati israeliani fuori dall’ospedale sono passate sopra almeno quattro corpi e a tutte le ambulanze rimaste intatte.
Almeno 800 uomini, tra cui giornalisti e operatori sanitari, sono stati spogliati, legati, incappucciati e deportati in un luogo sconosciuto.
Non si conosce il numero di persone giustiziate sia dentro che nei pressi del complesso ospedaliero, ma tra di loro ci sono anche medici e infermieri che non ha voluto abbandonare i propri pazienti.

Jamila Al-Hissi, una donna palestinese rimasta per giorni intrappolata in un edificio confinante con l’ospedale Al-Shifa, ha rivelato resoconti strazianti sulle aggressioni portate avanti dalle forze israeliane contro le donne e i loro familiari; la testimone, le cui parole sono state riprese solo da alcuni media nel mondo arabo, ha dichiarato di aver assistito a scene di stupri e di uccisioni di donne sia nel complesso medico che nei suoi dintorni.  
C’è qualcosa di più terrificante che sentire le donne chiedere aiuto?” ha dichiarato a MME: “Quando abbiamo provato a raggiungerle, ci hanno sparato”.
Le hanno violentate, hanno rapito donne, hanno giustiziato donne, hanno tirato fuori cadaveri da sotto le macerie e hanno scatenato su di loro i cani per mangiarli.”
Ancora oggi, la portata dell’assedio militare a questo ospedale – uno dei più grossi di Gaza – non è misurabile.



pc 26 marzo - Scuola di Pioltello -rivista la delibera ‘bocciata’. "Confermata la chiusura per Ramadan",

  la scuola di Pioltello sfida il ministro Valditara. GIUSTO E NECESSARIO

di F. Q. | 25 Marzo 2024

L’istituto comprensivo Iqbal Masih di Pioltello resterà chiuso il 10 aprile in occasione della festa per la fine del Ramadan. Lo ha deciso il consiglio di istituto, con voto unanime, dopo aver revisionato la delibera per la sospensione delle lezioni, dichiarata irregolare dall’Ufficio scolastico regionale della Lombardia. La modifica ha riguardato la sottolineatura della sola motivazione didattica alla base della decisione, legata alle numerose assenze prevedibili, definita lacunosa nella prima stesura dallo stesso ministro all’Istruzione Giuseppe Valditara. Il dirigente scolastico Alessandro Fanfoni aveva preannunciato che non si sarebbe piegato, passando di nuovo dal massimo organo collegiale della scuola.

Intorno alle 19 il consiglio docenti dell’istituto comprensivo che accoglie circa 1.300 studenti, tra elementari e medie, ha votato per primo, poi l’approvazione anche del consiglio di istituto. La prima delibera oggetto di contestazione fino ai massimi livelli, era stata votata a maggio dello scorso anno. Quando la notizia è divenuta pubblica a seguito della dichiarazione dell’eurodeputata leghista Silvia Sardone, il caso è divenuto oggetto di scambi politici accesi. Anche i tre parroci di Pioltello, due giorni fa, con una lettera hanno definito “legittima e coerente con le caratteristiche della realtà territoriale” la scelta della scuola.

Gli ispettori inviati dal ministero avevano però riscontrato nella delibera dei difetti tecnici, tra cui l’assenza di una motivazione didattica, che ne avrebbe giustificato la validità. Al dirigente scolastico, da una settimana bersagliato da insulti e minacce, era stato quindi chiesto di “valutare la disapplicazione della delibera e la possibilità dell’annullamento”. Ora il Consiglio di istituto ha quindi colmato quelle “lacune”, di fatto rispondendo al mittente le contestazioni. 

Il preside aveva infatti deciso la chiusura, poi ‘cancellata’ dall’Usr e ora tornata, anche in considerazione delle numerose assenze degli studenti negli anni scorsi. L’Ufficio scolastico, in una breve nota, aveva parlato di “irregolarità” nella delibera approvata dal consiglio d’istituto e ha chiesto di “valutare la disapplicazione della delibera e la possibilità dell’annullamento”. Il punto centrale era rimasto sempre lo stesso: da una parte c’è l’autonomia dell’istituto di gestire i giorni di scuola, dall’altra c’è il centrodestra – fino a conquistare perfino l’agenda delle priorità del presidente del Senato Ignazio La Russa – che sostiene che un preside non può aggiungere festività al calendario scolastico. “Sennò ci sarebbe la festa degli indù, di questi, di quelli” per dirla con le parole della seconda carica dello Stato.

Fanfoni aveva già spiegato a Ilfattoquotidiano.it: “Abbiamo classi dove negli anni scorsi in occasione della fine del Ramadan, di fatto, venivano a scuola in tre o quattro. I bambini di fede islamica sono la maggioranza e nonostante le linee guida sull’inclusione consiglino di formare classi con non più del 30% di stranieri, noi arriviamo al 43% perché questa è la nostra utenza”. E aveva quindi sottolineato di non poter “chiudere gli occhi davanti a questi numeri e alla realtà” e si era augurato che “a nessuno venga in mente di politicizzare questa decisione presa dal consiglio d’istituto anticipando di un giorno l’inizio delle lezioni per garantire a tutti gli stessi diritti”.

pc 26 marzo - Ex Fiat di Termini: Ross Pelligra vince la gara per l’affidamento dello stabilimento… ancora una beffa per gli operai?

 

Ieri, 25 marzo, c’è stato l’incontro programmato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla vertenza ex Fiat Termini Imerese (ex Blutec) lunga oltre 12 anni (dalla definitiva chiusura voluta da Marchionne il 31 dicembre 2011).

Come si sa, dopo il fallimento della ex Blutec, sono stati fatti diversi bandi per il rilancio dell’area industriale, tutti andati a vuoto. Ieri, però, i commissari straordinari hanno trovato nel gruppo Pelligra Holding Italia S.r.l. il “soggetto aggiudicatario” dell’ultimo bando. Ross Pelligra è un padrone italo-australiano, conosciuto già in Sicilia per aver comprato il Catania calcio. Di che cosa si occupa la Pelligra holding? di costruzioni e ristrutturazioni edilizie. Che cosa c’entra con la produzione industriale? Niente!

Ma questo è sembrato un fatto secondario al ministero: nella sostanza Pelligra dovrebbe (quando entrerà definitivamente in possesso dell’area, alla fine della procedura prevista dal bando) “bonificare e attrezzare l’area per consentire poi l’insediamento nell’area di attività produttive alcune delle quali saranno direttamente collegate all’attività portuale” (dal Sole 24 Ore), insomma rimettere in sesto tutti i vecchi edifici dello stabilimento e farne un “nuovo parco industriale” pronto, cioè, a sua volta per essere affidato ad altre aziende che dovrebbero produrre qualcosa…

E i soldi chi li mette? C’è un “Accordo di Programma che vale 105 milioni” e poi “A disposizione ci sono anche 70 milioni di euro stanziati dall'ultima Finanziaria del governo Musumeci…”, insomma la Regione Sicilia che in più, attraverso l’Assessorato al Lavoro, per le “politiche si passive che attive” ha a disposizione 30 milioni!

Chiaramente questo progetto è stato condito con paroloni sulla costruzione dell’Interporto di Termini Imerese “che consentirà di combinare differenti modi di trasporto (strada, ferrovia, mare) ed essere baricentro di un’ampia zona di produzione (che) renderanno l'area nuovamente attiva e attrattiva per nuovi investimenti produttivi.”

E gli operai? Questo progetto di ristrutturazione edilizia prevede “l'assunzione di 350 dipendenti, attualmente in cassa integrazione, con garanzia di impiego per i prossimi 24 mesi.”

350 su 556 per due anni! E dopo?  Potrebbero rientrare anche loro nella “società di scopo” ed essere… accompagnati alla pensione.

pc 26 marzo - "Cosa succede ad Acciaierie d'Italia" - Stralci dal depliant

Pubblichiamo stralci del documento sull'ex Ilva contenuto nel depliant diffuso nell'incontro pubblico di Torino. Chi vuole ricevere l'importante depliant completo può richiederlo a: slaicobasta@gmail.com o prenderlo il 19 aprile, in cui:

lo Slai cobas ha dichiarato sciopero di 24h sia ad Acciaierie che all'appalto;

alle ore 9 vi sarà presidio al Tribunale di Paolo VI, aula bunker, dove inizia l'appello del processo "Ambiente svenduto";

alle 16,30 convegno, con la presenza degli avvocati di Torino e Taranto delle parti civili processo Ilva, Medicina democratica e, per ora, garantita la presenza del Prof. Marescotti di Peace Link e altri

Dal depliant

Cosa sta succedendo alle Acciaierie d’Italia.

...Il decreto nuovo che il governo ha fatto con lo scopo di accontentare i piccoli e medi padroni dell'appalto che avanzano grossi crediti da Acciaierie d'Italia e nello stesso tempo... estendere la cassa integrazione a tutti i lavoratori dell'appalto (anche per chi, e sono tanti, ha il CCNL multiservizi)... non è in grado di risolvere i problemi del futuro dei lavoratori.
Per di più i lavoratori non vogliono essere messi tutti in cassa integrazione e poi, se si riprende Acciaierie, ritornerebbero a lavorare (quando e come è tutto da vedere). I lavoratori vogliono lavorare da subito! Senza la ripresa del lavoro ci saranno i licenziamenti e gli esuberi.

Il governo ha deciso l’amministrazione straordinaria con l’appoggio delle organizzazioni sindacali confederali e Usb.

Anche i sindacati, come all'inizio il segr, naz. Palombella della Uilm, che dicevano NO all'AS, oggi sono tutti soddisfatti, perchè è stato mandato via dal governo Mittal e la famigerata AD Morselli. Di fatto confermando tra gli operai l’idea, già molto propagandata, che se governance e management cambiavano i problemi di questa fabbrica si risolvono. E’ una illusione profonda. Come se è un manager che decide la politica e non i padroni dell’azienda nel loro insieme, non le leggi del capitale, la crisi economica mondiale, le leggi dei governi, ecc...
Ora, è bene sapere che i periodi in cui questa azienda è stata dello Stato (dal 1963 al 1995) sono molto maggiori dei periodi in cui è stata dei privati; poi la crisi del gruppo Riva, l’inchiesta “Ambiente svenduto” del 2012 ha fatto sì che questa azienda, formalmente commissariata, è stata gestita dallo Stato e dai suoi governi dal 2012 al 2018; e, in tutti questi anni non si è visto nessun tipo di miglioramento né sul piano della salute e sicurezza - tema effettivamente chiave per questa fabbrica - né tantomeno rispetto all’andamento ordinario in termini di sfruttamento, di condizioni di lavoro, di diritti, di salari, di uso flessibile della cassa integrazione. È andato tutto uguale...

Noi consideriamo l’amministrazione straordinaria un rimedio peggiore del male.

Porterà più cassa integrazione permanente; non vi sarà ritorno al lavoro degli operai di tante ditte

pc 26 marzo - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia breve sospensione pubblicazione - riprende normalmente martedi 2 aprile

Occasione per riascoltare casomai gli ultimi numeri - info/contatti/contributi pcro.red@gmail.com

pc 22 marzo - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Palermo: contro guerra e repressione / dalla Fincantieri / parlano le lavoratrici

pc 21 marzo - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Ancora su Palestina - Situazione nelle fabbriche - L'importanza della Formazione Operaia

pc 20 marzo - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Il viaggio della Meloni in Egitto: interessi imperialisti/sostegno alla dittatura/blocco dei migranti

pc 19 marzo - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - La Comune di Parigi e la lotta per il potere operaio - Le donne della Comune

pc 15 marzo - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Ex-Ilva: riparte la lotta autonoma degli operai nell’appalto - Stellantis: da Mirafiori a Melfi, contro i piani padroni/governo - Autonomia operaia e lotta unitaria

pc 14 marzo - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - 5 operai morti in un solo giorno! - Leonardo: profitti e guerra

pc 13 marzo - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Dalla Palestina a casa nostra: genocidio/guerra/repressione. Avanzare nella mobilitazione proletaria e popolare!

pc 12 marzo - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Il ruolo e l'azione del MFPR nelle giornate di lotta e mobilitazione delle donne l'8 e 9 marzo - Anan Yaeesh libero! - Sul riarmo europeo 

pc 26 marzo - Ripubblichiamo - Celebriamo lo storico 23 marzo come Giornata Antimperialista - PARTITO COMUNISTA DELL’INDIA (MAOISTA) - italiano e inglese

20 marzo 2024

Celebriamo lo storico 23 marzo come Giornata Antimperialista,
nell'immortale ricordo dei compagni rivoluzionari Bhagat Singh, Sukdev e Rajguru!

Sconfiggiamo l’imperialismo, distruggiamo il fascismo brahmanico Hindutva!

Continuiamo la nostra lotta per realizzare i sogni di tutti i grandi martiri del movimento per la libertà e lottiamo per l’India di Nuova Democrazia

Nella lunga storia di lotta del nostro movimento democratico popolare, il 23 marzo ha un valore rivoluzionario particolare nel cuore di tutti quanti si battono per una società giusta e allo stesso tempo disprezzano risolutamente l’imperialismo. Il 23 marzo i compagni Bhagat Singh, Sukdev e Rajguru sono stati impiccati dal potere coloniale britannico per schiacciare il movimento di liberazione anti-coloniale di allora. La vittoria della rivoluzione bolscevica aveva influenzato questi tre rivoluzionari indiani che formarono dell'HSRA (Associazione Rivoluzionaria Socialista dell'Hindustan). Il compagno Baghat Singh ebbe un ruolo fondamentale nella formazione dell'HSRA, e affermò chiaramente che quale che sia il colore le classi dominanti, che siano di pelle bianca, nera o altro, si deve continuare la lotta contro tutti gli sfruttatori.

Quegli stessi sfruttatori collusi con gli imperialisti oggi celebrano il loro martirio e in particolare lo celebra la direzione dell'RSS che si oppose duramente a Bhagat Singh e alla sua causa. Il BJP, organo politico dell'RSS, oggi rivendica tutti i combattenti per la libertà, compresi i compagni Bhagat Singh e i suoi, Non hanno alcuno diritto morale nemmeno di parlare dei combattenti per la libertà e di distorcere il loro movimento. Il nostro Partito, PCI (maoista), rende loro il suo omaggio rivoluzionario e combatte per la realizzazione delle loro aspirazioni rivoluzionarie.

Dopo l'indipendenza formale nel 1947, l'India è divenuto un paese semi-coloniale e le classi dominanti indiane, la grande borghesia compradora e i proprietari terrieri hanno continuato a servire senza esitazione i loro padroni imperialisti. Tutte le politiche economiche delle classi dominanti indiane dopo

pc 26 marzo - SESTO SAN GIOVANNI contro lo sgombero - info solidale


IL COMUNE VUOLE SGOMBERARE OLTRE 150 PERSONE CHE VIVONO NELLA CASA ALBERGO DI SUA PROPRIETA' IN VIA FOGAGNOLO? DOBBIAMO ESSERCI TUTTI

IL COMUNE VUOLE SGOMBERARE OLTRE 150 PERSONE CHE VIVONO NELLA CASA ALBERGO DI SUA PROPRIETA’ IN VIA FOGAGNOLO? DOBBIAMO ESSERCI TUTTI


pc 26 marzo - Il genocidio a Gaza domanda VENDETTA contro lo stato sionista di tipo nazista di Israele, contro i paesi imperialisti che lo appoggiano

 “I protocolli militari israeliani sono saltati, a Gaza civili uccisi in massa”

Solo nelle ultime ore di oggi sono stati uccisi decine di palestinesi nella Striscia di Gaza. La distruzione di due case e un appartamento a Rafah hanno causato la morte di 14 persone tra le quali bambini. Ieri, tra le vittime negli edifici dell’area dell’ospedale al-Shifa attaccati dall’esercito, c’erano 9 membri della famiglia Erbi.

Due giorni fa, il 17 marzo, a Nusseirat 36 membri della famiglia Tabitibi sono stati uccisi da un bombardamento. La stessa sorte è toccata il 22 Novembre a 52 membri della famiglia Qadoura, a Jabalia: spazzate via tre generazioni, dai nonni ai nipoti.

Sono solo alcune delle ultime e più note stragi civili familiari di questi 5 mesi di guerra nella Striscia di Gaza che hanno causato circa 31.800 morti e 74.000 feriti, per la stragrande maggioranza donne e bambini.

Eppure, Israele continua ad assicurare che i bombardamenti incessanti siano gestiti in maniera da ridurre al minimo le vittime civili e che le procedure garantiscono attacchi “proporzionati”.

Il premier Netanyahu ha ripetuto il concetto leggendario secondo cui le IDF sarebbero “The most moral

pc 26 marzo - I legami servizi segreti italiani e israeliani vengono alla luce - L'imperialismo italiano e i suoi governi sono complici... anche nel genocidio in corso

Gli 007 annegati nel Lago Maggiore erano impegnati in una “delicata attività operativa con Servizi Collegati Esteri”

Per la prima volta viene reso noto in maniera ufficiale che il naufragio dello scorso maggio nel lago Maggiore avvenne durante una missione ufficiale

ARONA – Gli agenti dei servizi segreti italiani Claudio Alonzi e Tiziana Barnobi sono morti “nelle acque del Lago Maggiore il 28 maggio 2023, nel corso dello svolgimento di una delicata attività operativa con Servizi Collegati Esteri”.

Per la prima volta viene reso noto in maniera ufficiale che il naufragio dello scorso maggio nel lago